Molte di voi sanno.
Lei è una ragazza come noi. Una madre.
Ha un marito, un figlio. Un periodo di sfighe ricorrenti che sembrano i malanni di stagione. Ha sempre avuto uno spirito alto, si aggancia dove le turbolenze non arrivano. Ci prova. Alcune sbraitano e poi tornano a scivolare sulle saponette della vita, sulle bucce di banana. Altre rimangono imperturbabili. Be’, lei raccoglieva riflessi e lavanda, però se i giorni s’inceppavano cercava di stare sempre un palmo su. Quando è venuta a vivere a Milano le cose sono state un po’ complicate, dopo un po’ le ho detto: «Guarda che un periodo di merda è un periodo di merda. Dillo e basta. Vedi che stai meglio subito. E poi… si riparte».
È ripartita. Ha incastrato faccende, il figlio, il lavoro del marito, la casa in qualche luogo intorno alla grande metropoli. A Natale scintillava in quel sorriso nella casa nuova, ecco l’anno che se ne va, se ne va il periodo di merda. Ecco, carissima amica di molte: la vita nuova arriva!
E non era forse questo, lo spirito che l’ha traghettata qui, con quel piccolo timore che sussulta in petto, e però una voce d’entusiasmo che sale in gola?
Accade in poche ore. L’ospedale, la vita si chiude in una stanza mai vista, tra camici, notti, veglie. Paure.
Un attentato della sorte a una famiglia così bella in quella foto di Natale.
Per rispetto tuo, carissima, non dico di più.
Mi fermo e mi chiedo cosa posso fare. So che non c’è molto.
Mi fermo e mi chiedo come stai: so che non posso nemmeno immaginare.
Mi fermo e penso al dolore di chi conosce te e la tua storia, e questo vostro momento difficilissimo. Soffriamo perché l’empatia nei grandi drammi è naturale. Soffriamo perché pensiamo come staremmo noi. Ma è un pensiero di carta velina, si strappa subito: no, non possiamo giocare al teatrino mentale, cambiare i nomi agli attori, metterci i nostri.
Soffriamo perché ci fa sentire buoni: vedi che grande cuore abbiamo…
Soffriamo perché per legge statistica «se è capitato a lei allora non accadrà a me». E allora posso addolorarmi senza paura: io sono salva.
Soffriamo perché ti siamo vicini, ti vogliamo bene, in questo modo mezzo buono e mezzo no.
E anche se è un modo mezzo buono e mezzo no… soffriamo CON te.
A presto, ti aspettiamo,
Madda
Commenti 2
un abbraccio virtuale a questa mamma, a questa famiglia in un momento difficile.
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Grazie Giulia. 🙂