Amami perché rido. In quel modo che quando si esaspera scivola in lacrime e poi tiro su il naso.
Amami perché esagero e perché su di me quell’esagerazione ha una proporzione perfetta.
Perché quando parlo a lungo vorresti interrompermi e invece una parola dopo l’altra ti lasci portare. E in qualche modo ti perdi nei vicoli delle parole, che però è anche un trovarsi.
Amami perché ho il sonno leggero e se non dormo bene mi alzo nervosa, capita che tiro dritto e manco alzo gli occhi dalle ciabatte. Amami perché io Buongiorno te lo dico solo se sono dell’umore giusto, perché il bacio lo do soltanto ai miei figli, perché solo con loro sono sempre madre e sempre dell’umore giusto.
Amami perché quando sono in montagna io guadagno una bombola di cuore: tutto l’ossigeno ci va dentro e sembra che la vita fa le bolle di gioia. Amami perché cammino svelta, perché ho quel modo di controllarmi le scarpe e di tenere le mani sui fianchi. Di zigzagare sui sentieri dritti perché mio padre diceva taglia in diagonale così ti stanchi meno. E io lo faccio ancora.
Amami perché scendo saltellando, e anche questo l’ho imparato dal babbo, che in montagna mi ha portato per tanti anni, per estati meravigliose che ricordo e snocciolo agli angoli del tempo ogni volta che ascolto l’odore dei mughi e dei pascoli.
Amami perché non so nuotare e perché la macchina la uso solo se c’è un parcheggio a pettine.
Amami perché controllo almeno tre volte che la porta sia chiusa quando vado a letto, e se esco torno indietro a verificare di nuovo.
Perché le novità mi fanno paura, però l’abitudine a volte di più. Perché mi imbavaglio in piccole ossessioni, ma grido fuori dalle regole.
Amami perché il caffè americano è il solo che amo. Amami per la mia colazione con una banana, per i miei scazzi e per come un bambino mi ribalta e torno così alta che il cielo resta in basso.
Amami perché scrivo cose.
E come le scrivo io non le scrivono in molti o perfino nessuno. Amami perché ti piace leggere quello che ho pubblicato e chiedimi di raccontarti altro di ciò che mi attraversa, perché ti fa risalire la corrente del vivere, dei sensi, o magari sorridere. Perché ti ho portato una lacrima, o una battuta.
Amami perché in effetti non ci avevi pensato, e adesso che te l’ho detto io ti sembra verissimo.
Amami perché so sentire quello che senti e molte emozioni di altri. Perché non so mentire e perché rivendico il contatto vero.
Perché amo le persone ma detesto la gente,
perché non so stare zitta e perché a volte ho bisogno di sparire.
Amami perché stimi la mia passionalità, la mia sensibilità, la mia fantasia. Perché dico a mia figlia che la coccinella aveva perso i pois e adesso alla festa degli insetti tutti la guardano e lei non capisce cos’ha dimenticato. Amami perché invento cose. Perché so che nasciamo esatti come l’infinito e poi ci domiamo crescendo: per questo credo nei bambini, per questo combatto. Amami perché canto e mi piace, perché camminare mi restituisce a me stessa, e fare la scema mi mette a fuoco. Perché quando non mi esprimo la frustrazione mi soffoca. Quando mi arrabbio si arrabbia tutto il mio corpo. E quando parto in loop divento ridicola.
Amami perché sei fiero di me.
Amami perché io sono questa. Non perché «tanto sei tu». Non perché sono tua figlia, tua nipote, tua sorella, tua moglie. Perché è ovvio.
Non amarmi in generale.
Amami perché sono così. Perché ami che io: sono così.
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