Ma io un giorno arriverò di là. Sarò tra quelli che non ci sono riusciti, a solcare i mari senza scia. Sarò tra quelli che hanno sempre rombato col motore del cuore come un frullatore. Sarò tra quelli che la vita li ha azzoppati. A quelli fragili e potenti come noi, già sciancati dalla nascita, la vita mozza anche l’altra gamba. Sarò tra quelli che a un certo punto un incidente, un tumore, un licenziamento o un grilletto psichiatrico gli ha fatto saltare la vita e la testa. E cosa succede quando ti salta la testa? Che cominci a usare il cuore.
Nella salute e nella malattia
La vita non le farebbe, queste differenze che facciamo noi. Non le farebbe, le fazioni. Che se io sono contro le mascherine allora me ne fotto di chi muore.
Lasciatemi fare
Il dolore si arrampica come uno scarafaggio. Te ne liberi solo se lo prendi, non se lo ignori. Te ne liberi solo perché sei più grande di lui
E questo è già volare
Dai alla vita e alle sciagure il nome che più ti salva il cuore. Non il culo. Il cuore. Ma non perdere il resto di lei, della vita, e di lui, del cuore, a cercare senso a tutto, perché alla fine avrai fatto milioni di domande e ottenuto forse una o due risposte. Ma la tua vita, intanto, chi la vive?
Non dire chi se ne frega
Non dire «pazienza, chi se ne frega».
Se avessi pazienza, saresti leggera. Invece ci stai pensando ancora.
Se non ti fregasse, saresti già andata oltre
Storture
Ma c’è sempre un gradino, per salire in salvo su un marciapiede. C’è sempre una maglia sudata, per arrivare a un traguardo. C’è sempre un corridoio di giorni esausti, per arrivare alla porta aperta. E anche nella più precisa delle giornate c’è un insulto che ti sei tenuta a stento, un basta che avresti voluto infliggere senza riserve