Eppure non un solo albero è stato piantato per me. Per me nessun fiore è venuto, e la fontana non ha riso.
Finché non ho incrociato la sua primavera per mano ai miei figli, in quei pochissimi giorni che fanno il miracolo.
La prima lucertola sul muro
Fuori è rimasto un ricordo invernale nei capitomboli delle foglie arricciate, nella fanghiglia o nella terra dove lasciano corse i bambini. Nelle teste glabre degli alberi leggi, se vuoi, l’inconsistenza, l’incertezza di una stagione, la nostra stessa contraddizione. Di pieni e di vuoti, le prime bevute alle fontane e poi un tè caldo nelle caffetterie, le prime maglie sudate e madri che implorano rivestiti! Le prime righe incandescenti dalle persiane, i primi sorsi di sole serale. Ma anche le luci per la via, durante pentole sul fuoco.
Stagioni
Ci sono giorni come questo – non dirlo a nessuno – che ti metto a letto e invece di sentirmi sollevata, di librarmi verso la mia ora di autonomia adulta, mi rigiro nei minuti, una bestia d’insonnia nel giorno. Non trovo posizione. La tua assenza mi fascia le mani, il tempo senza di te sembra un’attesa.
Fuori si affaccia la primavera…