Loro escono, fanno la spesa degli arrivi, li sento andare via: ciao amore. Uno ad uno.
La solitudine è il contrario della vacanza. Un’orticaria insistente, la dermatite dei sensi.
Conoscevo un mucchio di gente
A me bastava poco. Di molte non sai nemmeno il nome. Però venivo da mattine in coppia con un bebè, passi sul corridoio avanti e indietro, un pc. Al massimo uno di quei bei giri fuori col passeggino, che mi riempivano, mi risagomavano l’animo, mi alzavano anche gli zigomi. Mi facevano il lifting al cuore. La gente no, però, di gente ne ho sempre vista poca. Di amici non ne ho mai avuti.
Il tempo delle notti
Sono insolitamente sveglia, eccolo quel tempo che potrei chiamare “mio”, alzati, Madda, va’ di là, scrivi, leggi, guardati una sitcom alla tv, prenditi la casa.
Ma la notte è piccola e trema. Non ce l’ha, quell’arroganza lì che noi ci mettiamo addosso di giorno.
Ma intanto il sole
È arrivato il sole. Quando entra me ne accorgo anche se gli do le spalle. Senza tanti cerimoniali lui si prende prima un trapezio minuto e smagrito sulla parete a sinistra, inghirlandato dai riccioli impressi dalle inferriate alla finestra. Poi si allarga, come un’idea che non accetta più di stare compressa in un angolo del cervello.
Arriva il sole, il mio saggio cane di compagnia
Ogni mattina
La trovi ogni mattina, ti basta che alzi gli occhi dal poggiolo di uno schermo, dal tuo sfogliare carte mai riordinate. Lei ce l’ha, il suo umile ordine cosmico: sta tutto in quei giri di ricognizione alla ricerca di un gatto che, scommetto, perde di proposito.
Nulla si distrugge
Spinge coi piedi in pantofole rosso sangue, uno via l’altro, come i tricicli senza pedali dei bebè.
Guardo quell’unico vezzo rosso, le giornate rimaste con la sola compagnia di una sconosciuta che qualche figlio paga. Il fine settimana riavere un pezzo del grande spettacolo.
Perché è stata anche lei, forse, un grande spettacolo. Prima di stingere.
Novità e solitudini
Aspetto lo scatto, la fine della canzone. Corro giù per lo sterrato, e poi su, oltre il ponte con le sue acque agitate. La mulattiera delle lumache senza guscio, delle grandi cacate di cavallo. Saluto il cavallo nero che chissà “dov’è andata la sua mamma?” e finalmente sono di nuovo a casa. Sulla porta c’è un cuore di campanelle. Scodinzola come un cane quando arrivando la apri.
Prospettive
Lui e il suo cagnetto senza arte né parte.
Una volta lo incontravo con la fidanzata: “Uscite per un aperitivo? Ah, bei tempi…”
“Ma che aperitivo, quello ormai è roba vecchia, non si fa più. Si esce per un calice di vino.”
Un calice di vino.
Poi dei tre sono rimasti due: lui e la cagnetta. Il mattino alle otto, la sera alla stessa ora. Esatta. Forse anche il vino è sparito, chissà…
Di due cose ho paura
Sono le nove meno un quarto: il tempo delle madri ha l’ora dei bambini. Le nove meno un quarto sono pigiami e spazzolini. Invece sta sera va diversa: qui in una sala d’ospedale, altra gente abbronzata, vecchi col naso e la schiena ingobbiti dagli anni, parenti che parlano, parlano troppo.
Mathias mi ha portata, tutti e 5 in macchina. Poi ha cercato una pizzeria per far cenare i bambini: mi arriva una foto su WhatsApp. Mi chiede se mi serva qualcosa: “Solo voi.”…
Costretta a un letto-zattera che non mi porta in salvo
Escono, vanno a Cesano. Sento la macchina che gratta la corte. Immagino i bambini domandare “la mamma non viene?”
L’altro giorno sono stati dai miei: “Patrick, andate dai nonni, adesso, sei contento?”
“Sì!!!” mi urla senza gridare. Il solito punto esclamativo composto, ristretto come una camicia dopo un lavaggio troppo caldo. Sono io che esubero, lo inondo, restringo i miei figli bambini. Gli ridono gli occhi, chiari, esclamativi, quelli sì. Poi mi cerca spegnendoli un po’, con apprensione: “E tu stai qui da sola?”…
La notte è magica – Parte 2
E così, anche in un luogo ameno, in vacanza, senza ipotetici stress, senza sveglia, senza fretta, prima o poi doveva capitare: non solo il risveglio a ripetizione cui ormai mi sono abituata, ma la nottataccia che al momento ti chiedi se sia vero che è poi così affascinante.
Sarà stato il pollo con l’uva che mi ha preparato lui, uno dei pochi cibi per cui ancora nutro una certa attrazione simile alle voglie e alle glorie delle prime settimane. Saranno quei quattro biscottini…
La notte è magica – Parte 1
C’è un non so che di affascinante e misterioso nelle notti. Qualcosa che il giorno non sarebbe in grado di regalarmi neanche se mi chiudessi in uno stanzino della vergogna o in quello spazio bianco, quell’utero ipotetico di cui dicevo: sarà il silenzio, la penombra in cui galleggiano gli oggetti, la ninna nanna muta di mille giorni di infanzie lontane …
Scleri
Siamo venuti alla Courba Dzeleuna. E che roba è? Il nome assurdo identifica un rifugio arroccato su una roccia da qualche parte sopra la Val Veny, dinanzi alla Catena del Bianco. “Rifugio”, però, non è esatto: è una baita dismessa, le finestre mute, la porta serrata, il terrazzo spalancato sull’estate degli altri. Anche “siamo” non è del tutto esatto: dovrei dire “sono”…