HAI SEMPRE DATO PER SCONTATO CHE «CHI TI CREDI DI ESSERE»
Dev’esserci qualcosa di sbagliato in noi. In tutti. Se quando una persona ti tratta bene ti senti che dentro è ricresciuto un bosco. Siamo abituati che la cassiera sorriderà appena, che fare commissioni è una rottura di palle a meno che non sia shopping (io nemmeno quello), durante i saldi, e dopo una dieta che è stata efficace, in camerini con la luce giusta e soffusa, dove i buchi residuali delle cosce stanno zitti.
Che il vicino passerà l’aspirapolvere proprio mentre leggiamo. Che i figli gridano mentre siamo al telefono.
Che il cane abbaia. Mentre mediti.
Siamo abituati che se uno ti ferma per strada pensi sono di fretta, perché proprio io? Lo sai perché, proprio tu? Perché forse lo ispiravi, forse mentre guardavi i tuoi piedi e il mondo che finisce dove finiscono i tuoi lacci, quella persona aveva già scelto che avrebbe domandato a te. Oppure perché dal caso – che non è mai un caso –
qualcosa sarebbe scoccato come un cupido senza arrivare all’amore. E due parole, quelle: sarebbero state le migliori parole della tua giornata.
Ma siamo abituati che chi ti avvicina ti scomoda. Che bisogna combattere sempre con la forza. Che la vita è fondamentalmente una gatta da pelare.
Che quando l’hai pelata c’è un altro strato. Che, se non ci fosse, ti chiederesti: e allora cosa faccio? Qual è, il senso? Dove sono diretto?
Be’ vedi, il senso è che siamo abituali male. Dev’esserci qualcosa di davvero sinistro se un pomeriggio, e dopo grandi lamenti, ricevi la telefonata che un nutrizionista ti doveva. E quella telefonata dura 65 minuti. Di cura, cortesia, pazienza, professionalità e grazia. E tu per così poco senti qualcosa dentro, senti quel bosco. Senti che conti.
Perché vuol dire che per quanto ti ami e sei amata, hai sempre dato per scontato – tu come molti, o tutti, forse – che nella vita non si deve dare disturbo, che lo farai ma sai di essere sconveniente, che tutto sommato ognuno deve badare a sé stesso. Che in fondo, al mondo: cosa gliene frega. Che te la devi cavare. Che chi ti credi di essere.
Be’ sei quella persona per cui vale la pena esserci.
Sei quella persona che gli altri fermano per strada.
Sei quella che qualcuno ringrazia.
Sei quella cui un medico dedica 65 minuti di telefonata.
Sei quella che qualcuno cercherà anche se non avete legami di sangue, né obblighi né doveri.
Sei quella per la quale vale mollare tutto, per un momento.
Sei quella persona che adesso legge qui e impara, piano, che è tutto un grande inganno, questo di dire stai buona, stai al tuo posto, la vita è tutta qui.
No.
La vita non è quella da pelare: è quella dei boschi.
Pensieri rotondi
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